Eugène Cornuchè è l'inventore del Maxim's di Parigi e del grande gioco d'azzardo di Deauville.
Maxim's è il noto ristorante in stile liberty ubicato nel centro della capitale francese, oggi diventato una famosissima catena di ristoranti sparsi nelle più importanti città del mondo: Tokyo, New York, Londra, Shangai, Pechino, Ginevra, Bruxelles e Hefei.
Cornuchè non fondò questo locale, lo acquisì e lo rese unico per stile e decori, sfruttando una corrente artistica di quegli anni, l'Art Nouveau, filosofia che apparse alla fine dell'Ottocento a Parigi e che si diffuse in tutta Europa.
Deauville nasce dopo la metà dell'Ottocento, ma i suoi grandi trionfi li conoscerà solo agli inizi del Novecento grazie a Cornuchè. Ai tempi, località balneare considerata tra le più eleganti e famose al mondo. Siamo in Normandia a soli 200 km da Parigi.
Il Casinò di Deauville, in quegli anni, diventerà la capitale mondiale della mondanità illuminata. Attirando personaggi celebri interessati sia dalla cultura che dal gioco d'azzardo.
Eugène Cornuchè, per un attimo, strapperà a Montecarlo e a Nizza i riflettori del lusso e della frivolezza dell'alta società di quell'epoca con gesti eclatanti. Solito a salutare i suoi ospiti d'onore, che arrivavano a bordo dei loro panfili, con ventuno cannonate sparati direttamente dalla terrazza del Casinò.
Le sale di Deauville erano frequentate da noti scrittori come: Flaubert, Dumas e il "poeta maledetto" Charles Pierre Baudelaire. Ma anche personaggi dell'alta borghesia, uomini e donne di spettacolo e noti industriali dell'epoca. Tra i più eccentrici frequentatori di questo Casinò ricordiamo: il duca di Westmister Hugh Bend'Or Grosver, Cocò Chanel, Gustavo V di Svezia, Re Faruk, Citroen, il miliardario greco Zographos, l'Aga Khan ed una lista lunghissima di altri nomi celebri.
Cornuchè era un mago nell'organizzare eventi di lusso, feste imperdibili per l'alta società di quegli anni. Sono rimaste nella memoria e tramandate nei decenni alcuni suoi colpi di scena come. Una festa con migliaia di orchidee importate dall'Olanda. E una cena con ventitrè portate che durò fino alle otto del mattino.
Quasi da una dimensione parallela nello stesso periodo, anche in Italia, si cercava di imitare la corrente filosofica francese, la crème della crème della Belle Epoque dei Casinò italiani avviene con toni decisamente più bassi, fino a spegnersi del tutto con l'inizio della grande guerra e con la chiusura di quasi tutte la Case da gioco per ordine del Duce.
Tempi lontanissimi che devono tutto il loro fascino all'arte e al gioco, sapientemente miscelati da un uomo che sapeva come osare.