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Fuga dall'Italia

Fuga dall'ItaliaNel Palazzo di godeva alla liberalizzazione dei giochi a distanza, c'era già chi si sfregava le mani al solo pensiero di cosa avrebbe fruttato all'erario il comparto dei giochi.
Si azzardavano cifre miliardarie, chi diceva 10 miliardi, chi addirittura prevedeva un guadagno pari a mezza finanziaria. Senza parlare dei nuovi posti di lavoro che si stavano creando. Ma dopo meno di un anno dall'apertura l'esodo alla rovescia, ossia la fuga dall'Italia da parte degli investitori. Cosa è successo?



Per capire realmente cosa sta accadendo bisogna tornare indietro nel 2003, quando il Governo italiano dichiarò guerra ai giochi d'azzardo oscurandoli. All'epoca, le società di gambling iniziavano a muovere i primi passi online con regolare licenze e con notevoli risultati, solo che i soldi degli italiani finivano nelle casse di aziende con sede legale all'estero. Con conseguenza di un'importante fuga di capitali all'estero che lo Stato italiano pensò di bloccare oscurando i siti che non avevano regolare licenza. Quindi tutti i casinò online e la quasi totalità delle sale scommesse in internet.

Alcuni operatori si adeguarono e decisero di pagare dazio allo Stato italiano, altri si rifiutarono di sottostare a questa imposizione appellandosi alla Corte di Giustizia Europea.

Nel frattempo, tra oscuramenti e battaglie legali, i giochi d'azzardo online diventano un fenomeno mondiale che movimenta miliardi di euro al mese. Quindi, da rovina famiglie diventano oggetto d'interesse di molti Paesi che seguono la linea italiana, ossia impongono di regolarsi con le propria legislazione se vogliono riscuotere i soldi dei propri concittadini.

Tra dibattimenti e crisi economica, passa la legge per liberalizzare tutti i giochi a distanza anche in Italia. Il via è il 18 luglio 2011, però, lo Stato italiano, vieta le slot machine, promettendo agli operatori di rilasciarle solo in un secondo momento per accontentare le associazioni delle VLT, e di rilasciarle agli inizi del 2012. Promessa non mantenuta e posticipata a data da decidere. Non solo, la pressione fiscale cresce al punto di diventare asfissiante.
Nel frattempo, la Corte di Giustizia Europea boccia i giochi online e da ragione ad un bookmakers sportivo riguardo alle licenze per operare online.

Il risultato è semplice, gli operatori chiudono i propri rapporti con lo Stato Italiano e decidono di aprire all'estero. La conseguenza è che: la mezza finanziaria che doveva arrivare dal comparto giochi è sfumata. In più si stanno perdendo posti di lavoro.
Entro la fine del 2012 potrebbero chiudere i battenti circa 1200 agenzie lasciando a casa quasi l'equivalente di 13mila lavoratori.

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